U trenu a Carvuni, così chiamavano i nonni "la littorina".
Arrivava col suo fischio inconfondibile, attraversando boschi d'ulivi secolari.
Era il 1921.
Novantadue anni fa, le genti delle campagne, correvano a guardare quel trenino che partiva da Gioia Tauro e passava per Rizziconi, Cannavà, Amato, San Martino, Taurianova,Cittanova, Polistena, fino ad arrivare a Cinquefrondi.
Quasi li immagino i miei conterranei, vivendo quel momento.
L'entusiasmo delle genti dei campi, catturato e raccontato, vivido nei ricordi di quel treno tirato a fatica da una locomotiva a carbone. Lo stesso trenino che hanno vissuto migliaia di studenti, spostandosi tra i vari paesi. Quei paesi che senza rendersene conto, diventavano l'uno essenziale per l'altro.
Ognuno coi propri bisogni, ognuno con le proprie caratteristiche.
Centralità, all'interno di un sistema, maggiore.
Tu dove andrai a scuola? Io a Taurianova, al geometra! Il classico è a Cittanova. Farò il magistrale a Polistena. Ma il linguistico è a Gioia?
Già dalla fine delle scuole medie, ci si confrontava con quello che sarebbe stato "il nostro Arcipelago", la nostra Piana di Gioia Tauro.
Già da allora, la littorina ci avrebbe collegato, ci avrebbe traghettato da una parte all'altra, tagliando insieme a noi, col suo fischio inconfondibile, boschi d'ulivi e colorati mandarini.
E nel 2009 quando decisi di usare la littorina, mi resi conto del strano destino al quale andava incontro.
Il lento e poco comodo ritrmo del viaggio, fino alla stazione F.S. di Gioia Tauro, era spezzato dalle fermate nelle cadenti stazioni.
Agavi e canne palustri, facevano da sfondo ai pochi immigrati, che si spostavano da un campo all'altro, ed io ero il vero straniero, l'unico ad emigrare con la valigia verso la stazione dei treni di Gioia.
Uno strano abbandono quello estivo, la littorina sedotta dai mesi scolastici, veniva adesso abbandonata. Diverse volte mi chiedevo perchè. Perchè quella littorina non traghettava le genti al "Porto degli Ulivi" di Rizziconi? Mi chiedevo perchè quella littorina, scivolava via dall'ospedale di Polistena, punto di riferimento, anche se discutibile dell'arcipelago del Tauro!
Mi chiedevo perchè la littorina ignorava il polo commerciale di Gioia, attrattore nella piana, e causa adesso di congestione stradale.
Era come vivere due dimensioni diverse.
L'estate arrivava e la littorina viveva la sua nuova dimensione!
Da un lato le macchine della Piana, la benzina, l'inquinamento, dall' altro io e i lavoratori dei campi, intervallati da masse di turisti tedeschi, che invadevano la littorina in alcuni giorni della settimana.
Tornavo da Reggio, dalle revisioni del laboratorio di sintesi finale, ed a Gioia Tauro mi mescolavo a questa massa di turisti. Aspettavamo il trenino insieme, che portava me ad Amato e loro a spasso tra i boschi d'ulivi, tra foglie argentee che si perdevano nell'orizzonte mediterraneo e colorati aranceti che immortalavano con le loro macchine fotografiche. Era incredibile! Quei tedeschi, stavano fotografando la campagna di papà!
Io scendevo prima, ed era curioso dover chiedere permesso in inglese, facendomi spazio in mezzo a quei tedeschi esaltati!
Loro continuavano verso il castello di San Giorgio Morgeto, io tornavo all'altro livello, quello delle campagne frazionate,quello dei pochi consorzi e degli uliveti troppo alti per regalare un'olio di qualità.
Arrivava col suo fischio inconfondibile, attraversando boschi d'ulivi secolari.
Era il 1921.
Novantadue anni fa, le genti delle campagne, correvano a guardare quel trenino che partiva da Gioia Tauro e passava per Rizziconi, Cannavà, Amato, San Martino, Taurianova,Cittanova, Polistena, fino ad arrivare a Cinquefrondi.
Una littorina ferma alla stazione di Cinquefrondi |
L'entusiasmo delle genti dei campi, catturato e raccontato, vivido nei ricordi di quel treno tirato a fatica da una locomotiva a carbone. Lo stesso trenino che hanno vissuto migliaia di studenti, spostandosi tra i vari paesi. Quei paesi che senza rendersene conto, diventavano l'uno essenziale per l'altro.
Ognuno coi propri bisogni, ognuno con le proprie caratteristiche.
Centralità, all'interno di un sistema, maggiore.
Tu dove andrai a scuola? Io a Taurianova, al geometra! Il classico è a Cittanova. Farò il magistrale a Polistena. Ma il linguistico è a Gioia?
Già dalla fine delle scuole medie, ci si confrontava con quello che sarebbe stato "il nostro Arcipelago", la nostra Piana di Gioia Tauro.
E nel 2009 quando decisi di usare la littorina, mi resi conto del strano destino al quale andava incontro.
Il lento e poco comodo ritrmo del viaggio, fino alla stazione F.S. di Gioia Tauro, era spezzato dalle fermate nelle cadenti stazioni.
Agavi e canne palustri, facevano da sfondo ai pochi immigrati, che si spostavano da un campo all'altro, ed io ero il vero straniero, l'unico ad emigrare con la valigia verso la stazione dei treni di Gioia.
Uno strano abbandono quello estivo, la littorina sedotta dai mesi scolastici, veniva adesso abbandonata. Diverse volte mi chiedevo perchè. Perchè quella littorina non traghettava le genti al "Porto degli Ulivi" di Rizziconi? Mi chiedevo perchè quella littorina, scivolava via dall'ospedale di Polistena, punto di riferimento, anche se discutibile dell'arcipelago del Tauro!
Littorine ferme a Taurianova. |
Da un lato le macchine della Piana, la benzina, l'inquinamento, dall' altro io e i lavoratori dei campi, intervallati da masse di turisti tedeschi, che invadevano la littorina in alcuni giorni della settimana.
Tornavo da Reggio, dalle revisioni del laboratorio di sintesi finale, ed a Gioia Tauro mi mescolavo a questa massa di turisti. Aspettavamo il trenino insieme, che portava me ad Amato e loro a spasso tra i boschi d'ulivi, tra foglie argentee che si perdevano nell'orizzonte mediterraneo e colorati aranceti che immortalavano con le loro macchine fotografiche. Era incredibile! Quei tedeschi, stavano fotografando la campagna di papà!
Io scendevo prima, ed era curioso dover chiedere permesso in inglese, facendomi spazio in mezzo a quei tedeschi esaltati!
Loro continuavano verso il castello di San Giorgio Morgeto, io tornavo all'altro livello, quello delle campagne frazionate,quello dei pochi consorzi e degli uliveti troppo alti per regalare un'olio di qualità.